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Ipotiroidismo: la terapia

Come si cura l'ipotiroidismo

3 gennaio 2019 / Endocrinologia

L’ipotiroidismo può essere facilmente curato in quasi tutti i pazienti.

Come riportato nel precedente articolo (L’ipotiroidismo, 1. Cos’è l’ipotiroidismo), la tiroide, una ghiandola endocrina a forma di farfalla, posizionata nella parte anteriore del collo, a livello del giugulo, produce la Tiroxina (T4) e la Triiodotironina (T3). La produzione di T4 e T3 si verifica perché l’ipofisi, una ghiandola endocrina, localizzata alla base del cervello, stimola la funzione della tiroide attraverso la secrezione di un ormone chiamato TSH (tireotropina). Quando la tiroide si ammala e non produce T4 e T3, il loro livello nel sangue si riduce, mentre quello del TSH aumenta. Tuttavia, vi sono condizioni meno frequenti, nelle quali la quantità di T4 e T3 nel sangue è bassa (come nell’ipotiroidismo dovuto ad una malattia della tiroide) ma il TSH non è aumentato; questa condizione è chiamata ipotiroidismo centrale, cioè, un difetto di produzione di ormoni della tiroide, dovuto a una malattia dell’ipofisi.

La terapia dell’ipotiroidismo ha l’obiettivo di rimpiazzare la difettosa produzione di ormone della tiroide somministrandolo, sotto forma di compresse o di fialette, da assumere per bocca.

La terapia sostitutiva con l’ormone della tiroide ha l’obiettivo di fare rientrare i sintomi avvertiti dal paziente e che sono dovuti all’ipotiroidismo, in modo che tutte le funzioni dell’organismo, che sono regolate dagli ormoni tiroidei, siano di nuovo normali (intestino, intolleranza al freddo, cuore, attività fisica, umore, peso corporeo, ecc).

Sul piano biochimico, cioè degli indici di funzione tiroidea, l’obiettivo è quello che le quantità di T4 e di TSH nel sangue siano di nuovo nei limiti di riferimento.

Attualmente, la terapia dell’ipotiroidismo si basa sull’uso di compresse o fialette che contengono la Tiroxina sintetica, che è esattamente uguale alla Tiroxina prodotta della tiroide. Anche gli effetti sull’organismo della Tiroxina sintetica sono esattamente gli stessi di quelli dovuti alla Tiroxina prodotta dalla tiroide.

In linea generale, i pazienti che hanno un ipotiroidismo, non hanno bisogno di essere ricoverati per essere valutati o per iniziare la terapia sostitutiva con Tiroxina, e possono essere seguiti in regime ambulatoriale. A questa impostazione generale, fanno eccezione i pazienti che hanno un grave ipotiroidismo (mixedema) che è una condizione che mette in pericolo la vita della persona e che deve essere gestita con urgenza in ambito ospedaliero.

La Tiroxina, prodotta dalla tiroide o quella assunta sotto forma di terapia sostitutiva, non funziona direttamente, ma viene “cambiata” in T3, l’ormone attivo, che è quello che, direttamente, regola tutte le funzioni del nostro organismo.

In alcuni pazienti selezionati, nei quali rimangono alcuni disturbi, nonostante un’adeguata terapia sostitutiva con la Tiroxina, potrebbe essere utile l’integrazione con la T3; tuttavia, al momento, non sono disponibili delle formulazioni di T3 che ne permettano un utilizzo sicuro e appropriato nell’ambito della terapia dell’ipotiroidismo.

Gli unici effetti “negativi” della terapia sostitutiva con Tiroxina si verificano se la dose è troppo bassa o troppo alta in base a quelle che sono le necessità del singolo paziente. Se la dose di Tiroxina è troppo bassa continuano ad essere presenti i disturbi legati all’ipotiroidismo; all’opposto, se la dose di Tiroxina è troppo alta potranno comparire i disturbi che sono presenti nelle malattie della tiroide nelle quali vengono prodotti quantità eccessive di ormoni tiroidei (ipertiroidismo): nervosismo, palpitazioni, sensazione di caldo quando le altre persone “sentono” freddo, insonnia. I pazienti che avvertono disturbi da “ipertiroidismo” nel corso della terapia sostitutiva con Tiroxina devono consultare il proprio endocrinologo ed eseguire un prelievo di sangue per misurare T4 e TSH.