La malattia di Cushing è una rara sindrome caratterizzata da un’eccessiva produzione di cortisolo (il principale ormone prodotto dalle ghiandole surrenali). La malattia di Cushing è sostenuta nella stragrande maggioranza dei casi da un adenoma ipofisario che secerne, in maniera non controllata, l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), che, in condizioni normali, regola la produzione di cortisolo da parte delle ghiandole corticosurrenali. Le persone con malattia di Cushing hanno, quindi, un’incontrollata produzione di ACTH e, di conseguenza, di cortisolo.
Le principali complicanze della malattia di Cushing sono dovute all’eccessiva produzione di cortisolo e comprendono disturbi psichiatrici, diabete mellito, ipertensione arteriosa, ipo-potassiemia, infezioni, dislipidemia, osteoporosi e ridotta massa muscolare con compromessa capacità funzionale.
In linea generale, la terapia di prima scelta, per i pazienti con malattia di Cushing, è rappresentata dall’intervento neurochirurgico di adenomectomia, che viene eseguito per mezzo di un approccio trans-naso-sfenoidale e che ha l’obiettivo di asportare il tumore benigno dell’ipofisi che secerne l’eccesso di ACTH. Tuttavia, molti pazienti non ottengono la guarigione completa oppure presentano, negli anni successivi, una recidiva della malattia. La conseguenza è che, molti pazienti, dopo l’intervento chirurgico, hanno bisogno di cure aggiuntive, che permettano di ridurre il rischio delle complicanze sistemiche dell’ipercortisolismo (disturbi psichiatrici, diabete mellito, ipertensione arteriosa, ipo-potassiemia, infezioni, dislipidemia, osteoporosi e ridotta massa muscolare con compromessa capacità funzionale).
A tale proposito, sono disponibili varie opzioni terapeutiche che includono la radioterapia esterna dell’adenoma ipofisario non asportabile chirurgicamente, farmaci che bloccano a livello dell’ipofisi la secrezione di ACTH, farmaci che bloccano la produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali e farmaci che antagonizzano l’azione del cortisolo nei vari organi e tessuti. Anche l’intervento chirurgico di asportazione delle ghiandole surrenali può essere preso in considerazione.
Al fine di contrastare gli effetti negativi dell’eccesso di cortisolo e, quindi, per riportare il rischio di complicanze che da questo deriva, nell’ambito della normalità, diventa obbligatorio definire un percorso terapeutico specifico per ogni singolo paziente; la individualizzazione della terapia è, quindi, la prerogativa per ottenere un controllo ottimale della malattia e contrastare le complicanze sistemiche.
Recentemente, è stato approvato un nuovo farmaco per la cura dell’ipercortisolismo dei pazienti che non hanno ottenuto la guarigione dopo l’intervento chirurgico di adenomectomia; si tratta del pasireotide (Signifor ®) un analogo della somatostatina (SSA) che lega i recettori di tipo 1, 2, 3 e 5 per SSA.
Negli studi di fase III, i pazienti trattati con pasireotide® hanno riportato la riduzione del 47.9% del cortisolo libero urinario che, nel 26% dei casi, era tornato nei limiti della norma. La risposta nei pazienti con forme lievi di ipercortisolismo era anche maggiore, raggiungendo il 50% dei casi.
I pazienti avevano, inoltre, un significativo miglioramento delle manifestazioni dell’ipercortisolismo, come la riduzione della pressione sistolica, e diastolica, dei trigliceridi, del colesterolo LDL, e del peso corporeo; anche l’aspetto fisico migliorava, caratterizzato dalla riduzione del rossore al volto e dalla riduzione dell’accumulo di grasso a livello sovraclaveare. Da non trascurare il miglioramento della qualità della vita, valutato con appositi questionari.
I principali effetti collaterali che possono manifestarsi in corso di terapia pasireotide® sono gastrointestinali e l’iperglicemia. Il 48% dei pazienti che non aveva diabete mellito prima dell’inizio della terapia con pasireotide® aveva un’emoglobina glicata superiore a 6,5% alla fine dello studio. Va, tuttavia, sottolineato che l’iperglicemia può essere corretta con l’impiego di farmaci ad hoc, e che la sospensione del farmaco non è un’evenienza frequente.
La terapia con Signifor® è correntemente impiegata nella terapia dell’ipercortisolismo nel nostro Centro di Pisa. Il nostro Centro di Pisa per le malattie ipofisarie vanta il maggior numero di pazienti con malattia di Cushing in terapia con pasireotide®, molti dei quali con ottimo effetto.
Il Centro di Pisa per le malattie ipofisarie è, inoltre, coinvolto in una sperimentazione multicentrica internazionale che permette di utilizzare un nuovo farmaco per curare l’ipercortisolismo; il farmaco, denominato osilodrostat® blocca la produzione di cortisolo a livello delle ghiandole surrenali, inibendo un enzima specifico ed è, in linea generale, ben tollerato.
La disponibilità di nuovi farmaci contribuisce favorevolmente alla complessa gestione terapeutica dei pazienti con malattia di Cushing aprendo nuove possibilità di cura, anche attraverso la combinazione di differenti approcci terapeutici.